Parliamo spesso di acqua (noi di #IoLaButtoLì ne abbiamo già scritto qui).
Facile come berne un bicchiere?
Eeeh, teniamo presente che in futuro il semplice gesto di aprire il rubinetto potrebbe non essere più così scontato.
Proprio per questo l’acqua è al centro della nostra attenzione.
L’oro blu, essenziale alla vita, con ogni probabilità diventerà una risorsa sempre più scarsa negli anni a venire.

Qualche dato (amaro) sull’acqua dolce

Il 96,5% dell’acqua presente sul pianeta è salata.
Solo il restante 3,5% è dolce. E APPENA LO 0,3% DELL’ACQUA PUÒ ESSERE CONSUMATA DAGLI ESSERI UMANI COME ACQUA POTABILE.

I ghiacciai sono una delle principali riserve di acqua dolce.
Se l’aumento della temperatura media del pianeta continua a salire ai ritmi del passato, entro il 2100 è previsto  lo scioglimento completo dei ghiacciai alpini.
Quindi?
In futuro il nostro approvvigionamento d’acqua potrebbe dipendere principalmente dall’acqua piovana.

Ehi, nemmeno l’acqua salata se la sta passando bene

L’esploratore Alex Bellini ha detto che l’oceano oggi è “un enorme buco nero in cui prima o poi tutto è destinato a precipitare”. (Puoi vedere la video intervista a Repubblica qui).
I numeri sembrano proprio dargli ragione.
Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani.
Questo rilascio di rifiuti plastici ha dato vita a enormi accumuli di rifiuti. Il più tristemente famoso è noto come Great Pacific Garbage Patch, un gigantesco ammasso di plastica che si estende nell’oceano Pacifico con un’estensione pari a 3 volte quella della Francia. Secondo un recente studio quasi la metà della plastica in mare è composta da sole 4 tipologie di prodotti: sacchetti, bottiglie, confezioni per alimenti e involucri monouso. 

A questo punto, probabilmente, l’hai già intuito.
Parte di quel continente di robaccia è littering che attraverso i fiumi e le acque sotterranee arriva al mare.
Alex Bellini ha raccontato questo viaggio del littering con l’iniziativa 10rivers1ocean in cui l’esploratore naviga lungo i 10 fiumi più inquinati del mondo.
Purtroppo, anche il nostro fiume Po contribuisce in maniera significativa all’inquinamento marino. Dopo il Nilo e il Rodano, il Po è il fiume che trasporta più plastica verso il Mediterraneo. Quanta?
Nel Mare Nostrum si sono accumulate oltre un milione di tonnellate di plastica.

Le soluzioni possibili

Abbiamo esordito parlando dell’acqua dolce e dal problema della sua scarsità, che si aggraverà nei prossimi anni. Tecnici e scienziati ci stanno lavorando da parecchio tempo e, a sorpresa, le possibili soluzioni non arrivano solo da sistemi all’avanguardia (come dissalatori sempre più innovativi) ma anche dalla riscoperta di antiche tecnologie. Un esempio?
Le antiche popolazioni delle Ande per il proprio approvvigionamento d’acqua dolce avevano messo a punto un sistema chiamato amunas. Ovvero? Le amunas erano una serie di canali impermeabili scavati nella roccia, alternati  a componenti permeabili che lasciavano filtrare l’acqua nel sottosuolo durante la stagione piovosa.
Queste strutture permettevano di ricaricare le riserve e le falde idriche sfruttando le diverse tipologie di suolo (impermeabile o poroso). Così l’acqua poteva essere raccolta, convogliata e conservata.

E per quanto riguarda l’inquinamento delle acque marine?
Scienza e tecnologia lo stanno studiando parecchio ed esistono alcune soluzioni tampone per limitare i danni della plastica già buttata in mare. Per esempio, Seabin un cestino dei rifiuti tecnologico che raccoglie la spazzatura finita in acqua (microplastiche comprese). Segnaliamo anche Ocean Cleanup, dell’olandese Boyan Slat (qui trovi un articolo in italiano per approfondire).
Ricordiamoci però che la prima cosa da fare è evitare che la plastica finisca in mare. Per questo la lotta al littering è una delle prime battaglie da vincere insieme a quella contro il cambiamento climatico – perché l’acqua del pianeta torni ad essere più pulita e a disposizione degli essere umani, della flora e della fauna che ne hanno bisogno.