L’inquinamento da plastica è noto come white pollution (inquinamento bianco) ed è causato da una molteplicità di fattori: dalle pratiche negligenti di smaltimento su vasta scala all’accumulo di rifiuti plastici causato dal littering.
Facciamo un rapido quiz.
Se ti diciamo “dispersione di rifiuti nell’ambiente” e “plastica abbandonata in giro” quali sono le prime conseguenze a cui pensi?
Proviamo a indovinare:
1) degrado
2) inquinamento marino e delle acque
Complimenti! Sono entrambe risposte esatte e sono tra i fenomeni più studiati dai ricercatori.
Più recentemente, tuttavia, gli scienziati hanno scoperto che la dispersione della plastica ha effetti nefasti anche sul suolo e sugli ecosistemi terrestri.
Quello che (forse) non sai sulla floridezza dei lombrichi
Le microplastiche (ovvero le particelle di plastica inferiori ai 5 millimetri) prodotte dalla degradazione di pellicole, reti, involucri e oggetti vari abbandonati sul terreno, modificano la struttura del suolo, anche quello dei campi coltivati.
La terra diventa più porosa e si impoverisce, come ha dimostrato un esperimento sui lombrichi.
In un terreno contaminato da polietilene e altre plastiche i lombrichi che lo abitano crescono meno e sono meno floridi di quelli che vivono in un terreno pulito.
(Vuoi un leggere resoconto dell’esperimento in italiano? Lo trovi in questo articolo pubblicato su Focus.it).
Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma cosa mi importa della salute dei vermi?!”
È presto detto. All’interno degli ecosistemi, i lombrichi esercitano la funzione di decompositori delle sostanze organiche. Il loro lavoro mantiene umido il terreno e rimette a disposizione sostanze nutritive come fosforo e azoto che permettono alle piante di crescere e all’ecosistema di sopravvivere.
Insomma, se i lombrichi sono malaticci significa che neanche il terreno è al top della forma.
Per giunta, i ricercatori hanno rilevato che l’inquinamento da microplastiche sembra intaccare anche la salute dei vegetali che mangiamo (Dai un’occhiata qui).
Come abbiamo detto all’inizio, la contaminazione del suolo con sostanze plastiche non dipende solo dalla negligenza dei singoli ma è determinata da una molteplicità di fattori.
Ad esempio, dipende dal fatto che ci sono imprese agricole che impiegano teli e reti di materiali sintetici che poi sono abbandonati nei campi e si degradano rilasciando microplastiche nel terreno.
(Vuoi approfondire? Trovi dati e materiali in questo articolo pubblicato sul sito dell’Università di Padova).
La soluzione?
Come al solito passa per un’assunzione di responsabilità trasversale e condivisa: dai singoli, dalle comunità, dalle imprese, dagli Stati e dagli organismi internazionali.
Contro l’inquinamento da plastica (e non solo) noi di #IoLabuttolì siamo convinti che ciascuno di noi debba e possa fare la propria parte: dal riuso, al riciclo, passando per la scelta preferenziale di imballaggi e confezioni realizzate in materiali biodegradabili.
Sono tutti passaggi importanti per avvicinarci a una pratica radicata e condivisa della sostenibilità, l’unica strategia che abbiamo a disposizione per salvaguardare il pianeta e la nostra qualità della vita. Crediamo che la consapevolezza e il comportamento delle persone possano coinvolgere la collettività, le imprese e la politica nella costruzione di comunità sostenibili.
Lo pensi anche tu? Più siamo più riduciamo l’inquinamento bianco e alimentiamo la sostenibilità globale.
E anche i lombrichi ringraziano!