Sul sito di divulgazione TED-Ed è disponibile un video che pone un’interessante domanda: “Quale sacchetto dovrei usare?”.
Di plastica? Di carta? Oppure di stoffa?
Rispondere non è affatto semplice perché bisogna tenere conto di tre diversi fattori:
1) l’anidride carbonica emessa durante la produzione di ogni sacchetto di ciascun materiale
2) l’uso (e soprattutto il riuso) che è possibile farne
3) la biodegradabilità
Un singolo sacchetto di plastica (come il polietilene) è fatto di petrolio e la sua produzione determina il rilascio di 1,6 chilogrammi di CO2.
Uno di carta ha però un impatto maggiore: secondo le stime, realizzarlo produce 5,5 chilogrammi di anidride carbonica.
Ma la produzione di una sporta di cotone potrebbe essere responsabile di ben 272 chili di CO2 nell’aria.
Via libera alle borse di plastica usa e getta, quindi?
Niente affatto, ovviamente.
Parte del problema dell’inquinamento da plastica dipende dal fatto che siamo abituati a considerare le borse di plastica più o meno come un oggetto monouso.
Ce le consegnano nei negozi dopo gli acquisti e spesso le usiamo di nuovo solo per gettare la spazzatura.
A molti, viene più facile riutilizzare le borse di carta.
Per questo, se una borsa di carta viene usata tre volte avrà un impatto minore rispetto a un sacchetto di plastica che viene usato una sola volta, perché l’impatto dell’anidride carbonica viene attenuato dal ripetuto utilizzo.
Allo stesso modo, l’impatto di un sacchetto di cotone si riduce quando viene riusato oltre un centinaio di volte.
Poi, bisogna considerare la possibilità di riciclo dei materiali e la loro biodegradabilità. Alcuni materiali sono più facilmente riciclabili che biodegradabili, e viceversa.
Attualmente, riciclare la plastica di un sacchetto è una pratica più semplice che rigenerare i tessuti.
Ma un sacchetto di plastica che finisce in discarica impiega centinaia di anni per degradarsi.
Invece, il cotone si decompone nel giro di qualche mese e un sacchetto di carta in circa 90 giorni.
Secondo le ricerche, considerando tutte queste variabili, i sacchetti migliori sono quelli fatti di plastiche durevoli e resistenti prodotte per poter essere usate e riusate durante una vita intera. La loro longevità permetterebbe di eliminare (o ridurre fortemente) la produzione di altri tipi di borse monouso con un dispendio di risorse molto inferiore a quello necessario per produrre borse di cotone.
Postilla: occhio alla dicitura sui sacchetti
Visto che siamo in tema sacchetti, noi di #IoLaButtoLì vogliamo condividere un’informazione importante che però non tutti conoscono. I sacchetti compostabili e quelli biodegradabili NON sono la stessa cosa, vanno smaltiti in maniera diversa.
La legge definisce un sacchetto biodegradabile se il 90% del materiale di cui è fatto si scompone entro sei mesi dallo smaltimento.
Il restante 10% può contenere materiali plastici che si degradano in tempi molto, molto più lunghi. Quindi? Non buttare i sacchetti con la dicitura biodegradabile nell’umido. Gettali invece insieme alla plastica.
I sacchetti compostabili invece si degradano completamente nel giro di tre mesi: si buttano nell’umido e possono essere usati per la sua raccolta.
#ButtiamociLOcchio quando organizziamo la differenziata!